“La forza poetica dei colori puri e l’intelligenza delle forme geometriche in una libera combinazione che rifletta, sulla tela, l’armonia dell’universo”
Biografia
Vivo a Roma, mia città natale. Sono laureata in Matematica. Mi piace la scienza in particolare la meccanica quantistica e mi tengo aggiornata sui suoi sviluppi.
Pratico la meditazione da tempo e condivido i principi della teosofia. Conosco molti testi di yoga, di buddismo, oltre a “Dell’Origine” di Eraclito, il “Tao Te Ching” di Lao Tzu e “Sermoni tedeschi” di Meister Eckhart.
Ho una buona conoscenza della Storia dell’Arte. Ho visitato spesso mostre e musei in giro per gli USA, l’Europa e l’Italia. Disegno dal vero e dipingo fin dall’adolescenza. Al liceo scientifico che ho frequentato, ho avuto un’ottima insegnate di Disegno e Storia dell’Arte.
Ho usato varie tecniche: china, pastelli, acquarello, olio, per approdare infine agli acrilici. Ho seguito per alcuni mesi la scuola di nudo di Via Ripetta e sono stata allieva dell’acquarellista Mari Orelli e dei pittori Mario Santini e Luciano Santoro. Ho avuto poi la fortuna di avere come maestro il pittore Gualtiero Savelli, che mi ha introdotto allo studio della percezione del colore e mi ha insegnato a valorizzare la mia predisposizione per la pittura astratta-geometrica.
Ho letto i testi di Kandinsky, “L’arte del colore” di Itten e saggi sulla storia materiale dei colori e sul loro potere. Cerco di creare opere eleganti, semplici, in una continua ricerca di armonia ed equilibrio, affrontando la problematica inerente all’interrelazione tra i colori e tra colore e moduli geometrici, così la linea e colore costituiranno una coppia indivisibile, che agisce in sinergia sulla tela.
I colori puri, luminosi ed energetici, rivestono, per me, un ruolo fondamentale, sia simbolico che costruttivo e li scelgo secondo i principi della cromoterapia (cfr. i libri di Barbara Ann Brennan, famosa terapeuta e psicoterapeuta americana) e in modo che siano una presenza voluttuosa e golosa, affinché il fruitore possa godere appieno dell’opere e ne sia coinvolto piacevolmente, ritrovando la gioiosa vitalità del suo io-bambino.
Le forme delimitate in modo netto, preciso, ci ricordano che viviamo in un universo retto da leggi fisiche, formalizzabili nel linguaggio della matematica, coerente, regolare, non instabile o caotico.
Per le strutture traggo ispirazione dagli schemi geometrici sottesi alle opere dei pittori rinascimentali (cfr. “Géometrie secrète des peintres” di Charles Bouleau), dall’architettura limpida e chiara di Filippo Brunelleschi e dalla Geometria Sacra, per invitare ad uno stato d’animo pacato e stimolare nell’osservatore il desiderio di sentire e pensare con precisione; di questa vorrei mostrare la dolcezza, con l’ausilio di una “ragione” tutt’altro che severa e glaciale.
Aderisco al “Linearismo Cromatico”, una corrente vittoria nella quale gli unici protagonisti, linea e colore, hanno un’esistenza indipendente, nel senso che essi non sono né oppressi, né deformati dalle forme particolari (l’aspetto naturalistico della realtà), ma uno per l’altra e tra di loro, divengono un’appropriata delimitazione. Questa corrente di muove nel solco dell’Astrazione Geometrica, intercettando una tradizione che parte da Piet Mondrian e Joseph Albers, passa per Victor Vasarely, l’Hard Edge Painting di Frank Stella, il minimalismo di Ellsworth Kelly e arriva al Neo-Geo di Peter Halley.
Come Joseph Albers, interpreto la trasformazione del colore e della linea come eventi spirituali e, come lui, miro a creare opere pervase dalla purezza e dall’onestà di pensiero, credendo fermamente che un’arte basata sull’armonia e la bellezza possa trasformare in meglio la realtà quotidiana.
Quadri
“Un quadro, per me, deve essere piacevole come l’amore e, come un angelo, deve essere un messaggero di gioiosa pace”
Critica
Rita Lombardi – Arte Progettuale
Potremmo riassumere col titolo una tenace convinzione che da anni trova spazi e forme geometriche nelle opere di Rita Lombardi, ma questo non deve deviare l’osservatore. Perché Rita, laureata in matematica, convinta sostenitrice della logica supremazia del sapere e della scienza, esprime nelle sue opere una vitale carica umana, oltre che una precisione ed una puntualità esecutiva notevoli.
Amante dell’arte, e in particolare di quella storica, Rita Lombardi […]
(Giorgio Barassi – Curatore d’Arte)
Le formule per l’anima di Rita Lombardi
«La produzione artistica di Rita Lombardi si sostanzia di una cultura vastissima, che si muove tra due anime, tra due dimensioni: una logico-matematica e l’altra filosofico-spirituale, che confluiscono nel linguaggio artistico.
Sul versante logico-matematico l’artista è laureata in matematica, ha insegnato matematica e informatica (linguaggi di programmazione, logica matematica, algoritmi e strutture dati) all’Università ”La Sapienza”, in qualità di ricercatore della Facoltà di Scienze MFN. Nell’ambito dei linguaggi di programmazione ha studiato e insegnato le proprietà sintattiche dei linguaggi (studi fatti da Noam Chomsky sui linguaggi naturali) e la logica Fuzzy. Si interessa inoltre di fisica quantistica.
L’anima filosofico–spirituale si esprime nella meditazione, che pratica da trent’anni. Conosce inoltre la filosofia indiana e condivide i principi della teosofia.
Per quanto concerne invece le competenze specificamente storico-artistiche, l’artista ha riprodotto dal vero, a chiaroscuro, sia a china che a matita, paesaggi, monumenti, chiese, statue, dipinti; si è inoltre esercitata copiando, con la tecnica ad olio, Renoir, Modigliani, Morandi, Picasso e Giorgia O’Keefe.
Ha seguito dapprima le lezioni del pittore Mario Santini e dell’acquarellista Mari Orelli, poi del pittore Luciano Santoro, che l’ha educata alla produzione figurativa, ed infine il pittore Gualtiero Savelli, che l’ha avviata alla scoperta del linguaggio astratto-geometrico, che è il più confacente alla sua espressione culturale ed emotiva.
L’arte di Rita ci offre strutture cromatico-compositive, che fanno appello ad un sentire comune individuale, eppure universale, che risale ad un inconscio collettivo e primordiale, da ricordare e riconoscere.
Elementi apparentemente semplici ed essenziali, colgono con pochi segni l’essenza, appunto, di forme arcaiche-base: linee orizzontali, verticali, oblique, accolgono colori primari e secondari, accostati secondo criteri di complementarità e contrasto.
Tutto ciò si combina secondo una formula di “giusta proporzione”, che è espressione di armonia. Tale armonia è innata dentro ognuno di noi, è dimensione inconscia e arcaica: primordiale. Intuitivamente, inconsciamente, percepiamo la consonanza, l’empatia, l’assonanza, la complementarità, tra quelle “formule armoniche” e l’armonia “fisiologica”, che abita la nostra interiorità.
Tali formule sono il risultato di un lavoro lungo, laborioso, razionale, logico, con cui l’artista ha saputo, come in un puzzle, mettere “ogni cosa al posto giusto”, dopo tante prove, tante sperimentazioni, come per una composizione musicale o una coreografia. La matematica, la riflessione sulla geometria e i colori, i chakra, competenze tutte proprie dell’artista, sottendono le proporzioni auree delle sue “figure”, quasi loghi, anzi formule.
L’artista è maga illusionista, consapevole dei processi psico-percettivi, che le sue meravigliose “macchine per vedere” metteranno in moto: non un semplice coinvolgimento percettivo, buono per uno spot pubblicitario, ma opere d’arte, grazie al pathos, alla carica emotiva, che l’artista riesce a “scaricare” sulle sue “tabulae” per la mente e per il cuore.
E’ il femminino che sa attingere direttamente al primordiale, all’originario, all’incipit, a quel quid che viene prima della logica, prima della parola, prima della forma; ed è proprio quel quid, indicibile e invisibile, ciò che sottende a quelle forme-formule, apparentemente “chiare e semplici”, eppure complesse, eppure piene di potenzialità infinite ad ogni “incontro” con esse.
Formule perfette, assolute, eterne, quasi attinte direttamente al “mondo delle idee”, e quindi ideali.
Eppure quelle formule assolute, universali, eterne, hanno tutto il carattere ”empatetico”, che fa appello direttamente all’istinto, al sentire, alla partecipazione emotiva, per approdare, infine, alla dimensione estetica del “sentire di sentire” che ”l’hic et nunc”, la materia inalienabile e la parzialità della percezione “momentanea” sono passaggi necessari, per assurgere a qualcosa d’altro, ad un’eccedenza, ad una dimensione che supera la realtà, per raggiungere, coll’intuito e il pathos, un Supremo indicibile e invisibile, ma sensibile.
Il riconoscimento è immediato, l’empatia tocca corde del profondo, che emergono da un passato ancestrale.
Le Forme sono il risultato di tanto calcolo, ad esse sotteso, ma che proprio la razionalità e la logica mandano in tilt, per far emergere zone inedite, intoccabili e intoccate, che arrivano direttamente al “profondo”, senza mediazioni logiche e razionali, appunto. L’approdo non è l’irrazionale ma lo spirituale, risposta salvifica al bisogno di immateriale, a cui l’anima dell’uomo odierno anela.
Se di riproduzione vogliamo parlare, nelle tabulae di Rita Lombardi si riproduce l’interiorità e non l’esteriorità, la spiritualità e non la razionalità, la creatività e non la logica, e la felice concidentia oppositorum dell’infinito nel finito, dell’eterno nel transeunte, dell’universale nell’individuale, del macrocosmo nel microcosmo, dell’assoluto nel relativo, dell’intero nella parte, dell’eccedenza nel regolare.
Un nuovo canone policleteo, dopo aver attraversato i secoli, crea link inediti, passando attraverso il Suprematismo di Malevic (questa a mio avviso è la dimensione artistica più vicina alla Nostra, insieme a tutta la produzione dell’Avanguardia Russa, a cui lei è approdata autonomamente e intuitivamente), per offrirci un immutabile irriducibile, che è tempo di riconoscere in ognuno di noi, e da condividere, universalmente, in quanto “comune a tutti gli uomini” e uguale per tutti: questo processo di riconoscimento, solo, potrà farci comunicare e compartecipare in “comunione” con tutti gli uomini.
Dunque, con una percezione piacevole inneschiamo, di fatto, processi interiori complessi e ricchi di potenzialità infinite, che possono aiutarci a conoscerci, ad ascoltarci e a vivere meglio; questa, infatti, è la funzione delle opere di Rita Lombardi, come lei stessa afferma: “Vorrei che i miei quadri aiutassero l’osservatore a riesaminare il suo mondo interiore, un’azione che dovremmo fare regolarmente per il nostro bene e quello altrui”».
(Lucrezia Rubini – Storico e critico d’arte)
«La produzione artistica di Rita Lombardi esplora due dimensioni: una di matrice geometrica e l’altra d’impronta filosofica e spirituale. L’artista pone al centro della sua elaborazione estetica e di linguaggio una particolare attenzione ai processi psicopercettivi: le sue composizioni nascono dall’idea dell’importanza di un’armonica sintassi e dolce equilibrio tra forme, linee e colori. Seguace della corrente pittorica del “Linearismo Cromatico”, la Lombardi crede fermamente come Kandinsky, nelle potenza del colore dove le forme ne percepiscono la pienezza creativa e spirituale. Le sue costruzioni geometriche, le sue forme non sono da intendersi come il risultato di banali calcoli matematici o artifizi compositivi astratti, bensì la felice trasposizione di ricerca dell’animo umano al trascendente. Rita Lombardi, con acuta sensibilità e profondo intellettualismo, cerca di esprimere un profondo senso di spiritualità. Uno spazio percepito come luogo dinamico. L’Artista ha sviluppato la convinzione che la tecnica deve essere “conoscenza” e non una mera definizione per produrre una superficie con figure geometriche ma, una visione aerea di contenitori e contenuti. Attraverso un entusiasmante viaggio di forme geometriche, l’artista cerca con energia e sensibilità di ritrovare le radici dell’essere umano».
(Dott.essa Francesca Boncompagni – Storico e critico d’arte)
«La passione per la grafica e la stesura pittorica del colore di Rita Lombardi ha origine nella sua peculiare sensibilità per il segno ed i colori accesi di energia, e, indubbiamente, nella sua curiosità di sperimentazione, nella sua percezione dello spazio bidimensionale della tela, uno spazio profondo sentito come luogo dinamico, ricco di energia potenziale, da indagare, esplorare e costruire.
Nella ricchezza delle sue varie proposte pittoriche, formali e cromatiche, si coglie subito una istintiva libertà di azione intuitiva, di gesto. Valuta con l’occhio sempre nuovi equilibri, accostamenti, percorsi, in “geometrie di pensiero”, che segnalano un arricchimento che parte dal cuore, formando ritmi, equilibri nello spazio, sintonie e sinfonie cromatiche, in una costante ricerca giocosa, rivolta all’ascolto interiore…
L’Artista ha maturato la convinzione che la tecnica deve essere sofia, o gnosi (forma intuitiva di conoscenza della divinità) e non semplicemente un’operazione per produrre una superficie con figure geometriche, in apparenza coloriste e complanari, bensì una visione aerea di contenitori e contenuti. e quindi il suo lavoro consiste in una equilibrata esposizione di forme circoscritte da geometrie esprimenti le varie sensazioni, sentite molto fortemente, che l’Artista, scienziata dello spirituale, auspica divengano contagiose sulla psiche del fruitore.»
(Alfredo Pasolino – Diapason Consortium – Expo Milano 2015)
Vi racconto la mia pittura
VI RACCONTO LA MIA PITTURA
Dall’Arte Concreta all’Arte Progettuale
– Rivista “Art&trA” Aprile/Maggio 2022 p.40
La matematica e le costanti numeriche hanno un ruolo centrale in vari ambiti che vanno dalla ricerca scientifica alla logistica, dalla meteorologia all’informatica, dalla finanza alle carte geografiche. Ma la matematica ha una sua bellezza intrinseca e senza tempo che ne fa il fondamento dell’arte. Molti secoli fa Platone sosteneva che la bellezza deve essere fondata sui numeri, sulle rette e sulle curve e quindi su poligoni, cerchi, solidi e così via, perché sono Idee imperiture, sempre belle in sé, sono le Idee che danno origine al cosmo. Nel Timeo Platone fonda una filosofia naturale basata sulla geometria. Egli avanza l’ipotesi che la struttura della materia si fondi sui 5 solidi regolari, da allora detti platonici, facendo corrispondere all’elemento terra lo stabile cubo, all’acqua lo sfaccettato icosaedro, al fuoco il puntuto tetraedro, all’aria il mobile ottaedro e all’intero Universo il dodecaedro. (1) A proposito di quest’ultima corrispondenza di recente alcuni astrofisici francesi hanno scoperto, elaborando le osservazioni in microonde dell’Universo, che esso ha proprio una struttura a dodecaedri, cioè basata sul pentagono regolare che, a sua volta, ha un legame con il numero d’oro, il numero irrazionale […]
1. Materiali e struttura
Dipingo con colori acrilici di ottima qualità su tele espressamente assemblate per me con cotone extra-fine in un famoso e antico laboratorio di Roma.
Compongo un quadro attentamente partendo dalla griglia basata sugli assi ortogonali e sulle diagonali, determinando il perno dell’opera: è questa la struttura geometrica sottesa alle opere dei pittori fin dal 1400 e consigliata da Leon Battista Alberti che, tra l’altro, propose di applicare alle arti plastiche i rapporti musicali 1/2, 2/3, 3/4, giudicati armoniosi da Platone nel Timeo.
Oggi alcuni artisti li considerano superati, ma recenti studi sulla percezione visiva li confermano. Infatti, non sempre ne siamo consapevoli, ma quando osserviamo un quadro o una fotografia, lo facciamo tenendo presenti delle strutture geometriche, dei punti e delle linee, che nel quadro o nella foto non sono indicati, ma che comunque orientano la nostra percezione. Ad esempio, in un quadrato, noi individuiamo immediatamente il centro, gli assi orizzontali e verticali e le diagonali, anche se non sono disegnati. Sovrapponendo, anche inconsapevolmente, queste strutture, leggiamo gli elementi a seconda di come si pongono rispetto al centro, agli assi e alle diagonali. Ci accorgiamo immediatamente se un elemento costituisce il centro o il perno dell’opera, oppure se questa zona, cioè questo ruolo, resta scoperto. Cogliamo, senza riflettere, il carattere stabilizzante degli elementi e delle linee ortogonali e il carattere dinamico delle diagonali e degli elementi posti su di esse. E c’è differenza anche tra le due diagonali: la diagonale principale e le sue parallele vengono lette come se andassero verso l’alto, vale il contrario per la diagonale secondaria e le sue parallele.
2. Linea artistica e di pensiero
La mia pittura riprende la linea artistica e di pensiero delle Avanguardie dell’inizio del 1900 “De Stijl” con Piet Mondrian e “Bauhaus” con Vassily Kandinskij, Josef Albers e Johannes Itten e quelle della seconda metà del 1900, “Forma1” con Achille Perilli, “Optical Art” con Victor Vasarely e l’americana “Color Field” con Ellsworth Kelly e Frank Stella.
La pittura astratto-geometrica, che è quella che si stacca con più forza e decisione dalla rappresentazione del reale, si sviluppa in Europa in seguito alla diffusione, agli inizi del 1900, degli insegnamenti della Teosofia, che porta una nuova concezione della Divinità e dell’essere umano, della vita dopo la morte e quindi dello scopo dell’esistenza (Mondrian, Kandinskij e Albers erano membri della società teosofica).
La pittura astratto-geometrica della seconda metà del 1900 si sgancia da questi presupposti spirituali, ma porta avanti un discorso positivo nei confronti della scienza e della tecnologia che, correttamente usate, possono essere fonte di progresso e benessere.
Io condivido i principi della Teosofia (che significa Sapienza Divina o degli Dei) e come matematico ho un atteggiamento positivo nei confronti della scienza e della tecnologia. Sono convinta, però, che soltanto un’umanità che scelga di seguire la razionalità, ami la vita e non sia preda di emozioni violente e quindi sia impegnata in una evoluzione spirituale, possa correttamente usare l’enorme potere che la scienza e la tecnologia offrono.
3. Spiritualità e geometria
Secondo la Teosofia il Logos creatore, causa Prima che deriva dalla Causa senza causa, è un punto geometrico adimensionale che genera una circonferenza, limite della sua manifestazione finita e infinita. Egli porta in sé le “Idee” di tutto ciò che manifesterà. Da questo punto parte un diametro orizzontale, la materia, la Vita latente, e un diametro verticale, lo Spirito che la feconda, cioè l’Intelligenza che fornisce il progetto: il simbolo geometrico risultante è costituito da assi ortogonali e un cerchio (questo simbolo geometrico è evidente nell’opera di Mondrian e nascosto in quella di Kandinskij).
Inoltre, secondo la Teosofia, ogni essere umano è costituito, oltre che dal corpo fisico, anche da vari campi che a partire dal campo elettromagnetico, sono via, via più sottili. Semplificando li suddividiamo in Anima e Spirito.
L’Anima ha due aspetti Manas (Mente) inferiore o principio vitale dell’istinto, che è sede delle emozioni come paura, tristezza, ira, disgusto, allegria ed è attratto dai piaceri materiali, e un Manas superiore o Ego Pensante Cosciente, che è il vero centro di coscienza dell’uomo. E’ questo Manas superiore che riversa parti di se stesso nelle personalità, attraverso le incarnazioni successive, poiché funge da magazzino per l’essenza di tutte le esperienze acquisite attraverso tutte le precedenti incarnazioni. Questo Centro di Coscienza, legato all’Intuizione e attratto dallo Spirito è il Veicolo del Pensiero astratto.
L’Ego Pensante si forma gradualmente e si perfeziona sotto l’influsso della cultura, tramite l’esercizio delle facoltà mentali, alimentando pensieri costruttivi e nobili, coltivando sentimenti elevati.
L’uomo può evolvere solo tramite continue rinascite e devono essere vite di tenace impegno dedicate al raggiungimento di questa meta, il Divino che è in noi e fuori di noi. L’Anima desidera la beatitudine, ma non può raggiungerla, dicono i testi esoterici, se non ha ricevuto il “bacio santo”, cioè se non si riunisce con lo Spirito.
Pitagora insegnava che tramite la geometria si raggiunge la “purificazione dell’anima” e Platone specificava che “la geometria costringe l’anima a far uso dell’intelletto per arrivare alla pura verità, poiché essa è la conoscenza di ciò che è e non di ciò che nasce e perisce”, gli fa eco Sant’Agostino “la geometria come splendore di essenze non corruttibili, spiraglio di verità”.
E le forme geometriche elementari sono simboli grafici per trasmettere alcune verità: i lati del triangolo rappresentano le caratteristiche fondamentali del Logos creatore e dell’uomo: volontà di creare, intelligenza e azione, il quadrato simboleggia la stabilità e la realizzazione, il rombo il dinamismo, la circonferenza l’infinito e la perfezione.
4. Attualità della matematica
Sappiamo che l’Universo di cui facciamo parte obbedisce a leggi fisiche formalizzabili nel linguaggio elegante e sintetico della matematica, anche se la matematica non è nell’ambiente e fa a meno dell’esperienza. Non possiamo non percepire una Intelligenza ordinatrice di tipo matematico che lo guida e lo sostiene. Millenni fa Ermete Trismegisto insegnava: “Il Tutto è Mente e il tutto è nella Mente del Tutto”.
E poi in questa epoca di cellulari, App, intelligenza artificiale, esplorazioni spaziali, satelliti, rendez vous in orbita, ecc. la protagonista indiscussa, anche se nascosta, è la matematica, campionessa di Necessità e Utilità, regina di Bellezza, Eleganza e Sintesi.
5. Il mio immaginario cromatico
I colori influenzano moltissimi aspetti della nostra vita ed è stato dimostrato che hanno effetti sugli stati d’animo e sul comportamento. Essi sono, infatti, energia a diverse lunghezze d’onda che opera sempre su di noi anche se non ne abbiamo coscienza. Itten diceva: “l’azione dei colori va sentita e intesa come un fatto non solo ottico, ma anche psichico e simbolico […] per rappresentare in un linguaggio di forme e di colori le più intime esperienze dell’Io e dello Spirito”.
Io li scelgo con cura, sempre nelle tonalità pure e luminose, e dopo lunga e attenta sperimentazione, valutandoli nella relatività del loro valore cromatico, cioè in relazione alle forme e nei rapporti reciproci, perché 2 e più colori, nella stessa tela, possono valorizzarsi, annullarsi, o peggio ancora snaturarsi. Tengo anche conto della spazialità dei colori e cioè delle forze presenti in essi, che determinano effetti di profondità. Ricerco l’armonia e applico il principio di Itten, secondo il quale armonia significa equilibrio e simmetria di forze.
Anche i principi della cromoterapia, cioè del valore e dell’effetto di un colore sui chakra, i centri energetici dell’uomo, mi guidano nella scelta (cfr. il mio articolo “Il colore, linguaggio dell’Universo”, pubblicato sul numero di agosto/settembre 2019 di Art&trA, Acca Edizioni e presente sul mio sito).
Dipingo col desiderio che i miei quadri portino energia, vitalità e vivacità in animi anestetizzati da stress e paura. Penso che l’ordine e la precisione, unite ai colori vivaci e luminosi, possano ricentrare l’osservatore, connettendolo al suo sé e facendo emergere serenità e saggezza sopite.
ARTE TRA SCIENZA E FILOSOFIA: Presupposti teorici della pittura di Rita Lombardi
Nel più antico trattato cinese di pittura, scritto alla fine del V sec. D.C. sono sintetizzati sei principi, di cui il primo recita: “il fluire della vita deve essere in armonia con lo Spirito che anima l’Universo”. Qualche secolo dopo, un critico precisa: “le opere pittoriche sono create dal pennello, se le idee sono confuse, l’artista, come l’uomo, diverrà schiavo delle circostanze esterne, mentre solo quando meditazione ed esecuzione sono fuse in una sola realtà, si riesce a creare qualcosa di valido”. Si tratta di confrontarsi con il silenzio, un’energia nascosta in quella terra di mezzo tra manifesto e immanifesto, oltre il pensiero, per giungere all’armonia con se stessi, con il fluire dell’energia vitale, con lo Spirito che anima tutte le cose.
L’arte astratta ha un profondo rapporto con l’esoterismo e le filosofie orientali, fin dalla sua nascita, nell’ultimo decennio del XIX secolo, in cui moltissimi artisti furono fortemente influenzati dalla teosofia di Helena Blavatsky, (cfr Prof. Antonio Pinelli “Rappresentare l’invisibile – Le radici occulte dell’Astrattismo” nel volume edito da Skira per il FAI).
Penso che l’arte debba ricordare all’uomo contemporaneo (strattonato da mille impegni, rimpinzato da milioni di input, sopraffatto in continuazione da cronache di conflitti, drammi e violenze, irretito dalla strabiliante evoluzione tecnologica) che possiede nel suo intimo un centro solido, forte, calmo come le profondità marine, in cui può rifugiarsi e ricaricarsi.
Vorrei con le mie opere ricentrare gli erranti che siamo, per ritrovare serenità e vitalità e la matematica è, secondo me, un mezzo appropriato perché ci astrae dalla materia e dal tempo. E’ la mia risposta alle inquietudini della nostra epoca e la mia personale strada per l’attuazione dello spirituale nell’arte.
Alcuni miei quadri traggono ispirazione dal complesso mondo delle raffigurazioni geometriche basate su una simbologia archetipale ed espresse da triangoli, quadrati e cerchi, dove il triangolo rappresenta, secondo la teosofia, le caratteristiche essenziali di una persona: volontà, intelligenza e capacità di agire; il quadrato, simbolo di stabilità e il cerchio, con la sua pienezza, rapprasentano l’Uno nel mondo manifesto.
Le rette che si estendono idealmente oltre i confini della tela vogliono essere una metafora dell’essere umano che si protende oltre i limiti del proprio corpo con i sentimenti, le curiosità, le passioni, con il desiderio di conoscere ed esplorare.
Altre opere nascono dalla proiezione sul piano di curve chiuse intrecciate tridimensionali; tali proiezioni “rettificate” e colorate nascondono gli intrecci e il percorso originale, diventando metafora della realtà individuale e collettiva.
Le scoperte scientifiche sul mondo quantistico e sulla fisiologia del nostro cervello, ci rivelano che il mondo oggettivo delle forme è illusorio, opera di Maya, dicevano i saggi vedici. Tutto quello che sappiamo e possiamo conoscere è contenuto nella nostra mente, nelle informazioni elaborate dal nostro cervello. Erwin Schrodinger scriveva: “L’immagine che ogni uomo ha del mondo è e sempre rimane una costruzione della sua mente, e non si può provare che abbia alcun’altra esistenza” e J.A. Wheeler precisava: “Tutte le cose fisiche sono in origine teorico-informative e questo in un universo partecipe”. Ed il fisico nucleare Charon sintetizza brutalmente “il mondo soggettivo non esiste, perché il mondo è ciò che di esso pensiamo”.
Quindi l’ambiente come noi lo percepiamo è una nostra elaborazione.
Lì fuori non ci sono né luce né colori, ma solo fotoni che danzano, non ci sono né suoni né musica, ma solo variazioni periodiche della pressione sull’aria, non c’è né caldo né freddo, ma solo molecole in movimento dotate di maggiore o minore energia cinetica e così via.
Quella che noi percepiamo come materia solida, inclusi i nostri corpi, è costituita da informazione ed energia in-formata, “congelata”, che può sempre ridiventare energia e scomparire dalle nostre osservazioni. Il più grande astrofisico del XX secolo, Sir Arthur Eddington dichiarava “The stuff on the Universe is mind stuff”, confermando le parole millenarie di Ermete Trismegisto “Il Tutto è mente e il tutto è nella mente del Tutto”, anche Shakespeare fa dire a Prospero “siamo fatti della stessa sostanza dei sogni”.
L’intero universo si può concepire come uno stato indistinto, probabilistico, di informazioni potenziali che la nostra mente, elaborandone, fa collassare a sensazioni reali.
Se il mondo che percepiamo là fuori è una ricca esperienza tridimensionale creata dai nostri algoritmi mentali, esso è praticamente astratto, com’è astratta la matematica.
Per tuttavia, questo “universo” che sperimentiamo, obbedisce a leggi fisiche formalizzabili nel linguaggio della matematica. Paradossalmente, però, la matematica non si trova nell’ “ambiente” e fa a meno dell’esperienza, pur essendo in relazione con l’ambiente ad uno stadio non sperimentale, perché è l’ideazione anticipata di strumenti formali che risulteranno concreti solo in un secondo tempo.
Dice il filosofo francese Alain Badiou: “La realtà dell’esperienza sensibile è pensabile solo perché il formalismo matematico pensa in anticipo le forme possibili di tutto ciò che è… L’insieme delle forme possibili di ciò che è in quanto è, costituisce il mondo ideale”.
Per tanto non ha più senso considerare un quadro una finestra sul mondo come si è fatto per secoli, ma soltanto una superficie da riempire con colori e linee e la geometria, enfatizzata dal colore, diventa un soggetto ideale di un’opera d’arte. Parafrasando Sant’Agostino, “La geometria come splendore di essenze non corruttibili, spiraglio di verità”.
In conclusione sono una pittrice astratto-geometrica che prosegue il filone originario delle avanguardie storiche, attente sia all’esoterismo sia alla scienza e un’artista concettuale che con con le sue opere veicola messaggi filosofici e intellettuali, il tutto poggiato sulle solide basi della nostra eredità culturale greco-romana e rinascimentale.
Ciclo pittorico “L’impossibile è soltanto uno dei tanti modi di pensare”
C’è l’impossibile e il possibile, l’improbabile e il probabile, il difficile e il facile, il normale.
Oggi per noi è normale prendere un aereo, cioè volare, tenere il telefono in tasca o in borsetta e comunicare, ovunque siamo, con persone distanti anche migliaia di chilometri, inviare foto o messaggi con il cellulare. Ma cinquecento anni fa il volo umano era possibile solo per Leonardo Da Vinci, impossibile, o peggio, follia pura, per i suoi contemporanei. Penso che lo stesso Meucci avrebbe considerato impossibile o altamente improbabile ciò che il telefono ci permette oggi.
Sono passati più di cinquant’anni, era il 21 luglio 1969, dal primo allunaggio. Oggi abbiamo una stazione orbitale e progettiamo di andare su Marte, ma negli anni venti del secolo scorso solo Wernher von Braun, il progettista del Saturn V che portò la missione Apollo sulla Luna, e pochi suoi colleghi, credevano possibile un viaggio interplanetario. Von Braun fu addirittura arrestato dalla Gestapo nel 1944 perché continuava a fare pubblicità alla costruzione di missili per missioni spaziali. Solo negli anni cinquanta, in America, poté divulgare le sue idee di allunaggio, di stazioni orbitali e di missioni su Marte. Quando J.F. Kennedy il 12 settembre 1962 annunciò “abbiamo deciso di andare sulla Luna in questo decennio”, l’intera equipe della NASA cominciò a sudare freddo, avevano davanti un compito molto, ma molto difficile!
E a proposito di stazioni orbitali, chi negli anni ottanta del secolo scorso avrebbe considerato possibile ipotizzare un equipaggio misto di americani, russi, europei, uomini e donne? Solo gli autori di film di fantascienza!
Oggi è normale per una donna poter votare, essere eletta in Parlamento, accedere a qualsiasi corso di studi, frequentare un atelier di pittore come allieva, insegnare in un Istituto Superiore e all’Università, intraprendere una carriera militare, fare l’astronauta, etc. Nel Rinascimento una ragazzina poteva imparare i segreti dell’arte pittorica solo se era figlia o sorella di un pittore, per le altre era impossibile.
Dobbiamo aspettare il 1789 quando, a Parigi, fu presentato il “Cahier de Doléances des femmes” per una prima richiesta formale di riconoscimento dei diritti delle donne. Ancora, alla fine dell’Ottocento, poche donne del movimento femminile credevano possibile raggiungere una parità politica, giuridica ed economica con gli uomini.
In Italia soltanto nelle amministrative della primavera 1946 e nel referendum del successivo 2 giugno le donne poterono votare, ma la strada per la parità era ancora lunga e considerata da pochi, forse, impossibile, difficile sicuramente da tanti.
Nell’Ottocento anche se molti italiani lottavano per liberare l’Italia dall’oppressione straniera e per raggiungere un’Italia Una, Libera e Indipendente, solo Giuseppe Mazzini e pochi altri consideravano possibile un’Italia Repubblicana, per tutti gli altri italiani era impossibile e pericoloso!
Opere:
- Telaio Impossibile
- Incrocio Impossibile
- Cornice Impossibile
- Incontro Impossibile
Ciclo: Percezione Visita e Interpretazione
Questi due quadri, un dittico in realtà, fanno parte di un mio progetto di ricerca “Percezione visiva e Interpretazione”. Sappiamo che l’occhio umano non percepisce un quadro (o una qualunque immagine) con un singolo atto visivo, ma attraverso una sequenza di occhiate successive. Il primo elemento percepito è il soggetto principale dell’opera e poi, in un secondo momento viene percepita la restante parte, quella considerata come sfondo e così, il rapporto tra il soggetto principale e lo sfondo diventa un elemento essenziale della percezione visiva.
Partendo da ciò io ho cercato di creare due opere nelle quali gli elementi costituenti possono essere considerati sia come soggetto principale, sia come sfondo, con il risultato di fornire un’immagine che abbia un certo grado di ambiguità.
Questa ambiguità, secondo me, genera nell’osservatore dell’attrazione perché gli lascia la possibilità di una più libera e dinamica interpretazione.
L’osservatore si può chiedere “cosa vedo in realtà?”
Opere:
- Quadrato in equilibrio stabile
- Quadrato in rotazione
- Girotondo estivo di quadrati
Contatti
Rita Lombardi
Pittrice
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